Impronta idrica

L’acqua rappresenta una risorsa chiave per ogni economia al pari del petrolio. Ciò significa che paesi che vivono in regimi di scarsità di questa risorsa dipendono necessariamente da quelli invece che possono vantarne una certa abbondanza. Area geografiche come il Nord Africa e il Medio Oriente hanno dovuto storicamente importare beni prodotti con un uso intensivo di acqua, vivendo in tal senso situazioni di dipendenza. Da un punto di vista generale, l’impronta idrica misura il quantitativo di acqua dolce che un individuo, una comunità o un azienda e quindi anche un paese consuma per produrre i beni e i servizi da essi consumati. Di conseguenza, l’impronta idrica rappresenta, dal punto di vista geopolitico, un indicatore strategico rilevante che un paese può adottare per meglio definire la propria posizione sulla scena regionale e su quella globale, individuando quali siano le politiche più corrette per poter dar risposta alle proprie “debolezze” o consolidare i propri punti di forza. Di conseguenza, l’impronta idrica fornisce un’importante informazione capace di legare la dimensione interna di ogni singolo paese con quella regionale e quella internazionale, spiegando un’altra dimensione della questione dell’impatto globale dell’uso dell’acqua, oltre la sola dimensione delle fonti idriche transazionali.

 

Definire l’impronta idrica di un paese presenta una sua complessità. Di fatto, in questo caso non ci si può limitare a un semplice calcolo dei volumi di acqua utilizzati. Piuttosto, l’impronta idrica di una nazione è il risultato della valutazione dell’utilizzo delle risorse idriche interne, a cui si devono sottrarre i valori legati all’esportazione di beni (acqua virtuale) e sommare quelli legati invece alle importazioni. L’impronta idrica così ottenuta indica contemporaneamente la pressione che un singolo paese esercita sulle risorse idriche regionali e mondiali e al tempo stesso le caratteristiche macro-economiche, sociali e dei modelli di consumo (soprattutto alimentari) della sua popolazione.

figura 1 - Impronta idrica

L’impronta idrica consente quindi di ricondurre l’analisi della pressione sulle risorse idriche mondiali alla dimensione del consumo umano, riconsiderando i problemi della scarsità idrica e del suo inquinamento in relazione ai processi di produzione e commercializzazione. Per meglio definire tale correlazione, il valore dell’impronta idrica è ormai ulteriormente specificato mettendo in luce le varie dimensioni che contribuiscono a determinarla. Con impronta idrica verde si tende a definire il valore dell’acqua piovana che evapora durante la produzione di un bene. Con impronta idrica blu si pone l’attenzione sull’acqua dolce prelevata per sostenere le attività produttive, come nel caso dell’irrigazione. Infine, con impronta idrica grigia si misura il quantitativo di acqua necessaria a diluire o smaltire le sostanze inquinanti e di scarto rilasciate durante i processi di lavorazione. In tal modo si cerca di valutare ogni singolo passaggio della filiera produttiva e il suo impatto che andrà poi a definire, insieme ai consumi, le esportazioni e le importazioni, l’impronta idrica complessiva.

Rispetto al contributo che ogni individuo da a formare l’impronta idrica del proprio paese, è possibile calcolare la propria impronta idrica sul sito Water Footprint, che fornisce un agile e rapido strumento che può essere utile per focalizzare il problema di cui parliamo. Infatti, al pari del clima, il comportamento alimentare influisce notevolmente sull’impronta idrica di un paese. Un alto consumo di carne contribuisce a incrementare la dimensione di questo valore, così come il consumo di cibo proveniente da coltivazioni irrigue. 

figura 2 - Impronta idrica per alcuni cibi

Nonostante analiticamente l’acqua richiederebbe un’attenzione molto simile a quella che generalmente si dedica al petrolio, la dimensione internazionale o sovranazionale di questa fondamentale risorsa per la vita e l’economia umana è principalmente riconosciuta in relazione ai bacini fluviali o lacustri transfrontalieri. Il concetto di impronta idrica, da cui consegue immediatamente quello di virtual water trade, serve a correggere tale approccio riconoscendo semplicemente un realtà che accompagna e contraddistingue da sempre le relazioni tra le comunità e le formazioni politiche umane: lo scambio di acqua in maniera, per così dire virtuale, attraverso prodotti agricoli e beni prodotti dalle attività di trasformazioni artigianali e industriali. 

Inoltre, assumendo tale prospettiva, è possibile capire meglio l’impatto che singoli paesi e comunità esercitano su determinati bacini fluviali e lacustri mondiali, verificando il tasso di pressione a cui questi sono soggetti. Infatti, la gran parte di queste risorse idriche sono utilizzate per la produzione di beni che poi verranno esportati all’esterno del bacino per essere consumati altrove. Il commercio internazionale quindi non rappresenta altro che un continuo scambio su lunga distanza di acqua in forma virtuale. La comprensione di questa realtà e la conoscenza del valore o del costo in termini di acqua di tale processo, unita a quella inerente al pompaggio della risorsa idrica e alla produzione di ogni tipologia di bene agricolo e industriale, consente di individuare l’impronta idrica delle attività legate a uno specifico bacino fluviale o lacustre, oltre che di faglia acquifera. Questo dato è fondamentale per comprendere lo stato attuale e la condizione dell’acqua in un determinato bacino e la posizione o esposizione di un paese rispetto all’utilizzo e bisogno della risorsa idrica. Al tempo stesso, la conoscenza dell’impronta idrica può consentire ad ogni paese di ottimizzare il proprio rapporto di “dipendenza” nei confronti della risorsa idrica e in relazione alla dimensione della scarsità relativa di questa risorsa. Un paese può infatti modulare le proprie relazioni commerciali internazionali prediligendo importazioni di prodotti ad alta intensità di acqua qual’ora fosse necessario ridurre o contenere la domanda nazionale. Al contrario, può esportare tali tipologie di prodotti se in grado di sostenerne un suo aumento. È interessante osservare che quasi tutti i paesi europei hanno equilibrato il proprio rapporto tra domanda e offerta di acqua in relazione alla rispettiva condizione di scarsità idrica, esternalizzando le rispettive impronte idriche e quindi adottando tale strategia. Tale comportamento, pur essendo funzionale e strategico nell’ottica dei bisogni di un singolo paese, non è privo di conseguenze potenzialmente molto negative.

figura 3 - Importazione d'acqua netta

Infatti, l’eccessivo trasferimento all’esterno della propria domanda di beni ad alta intensità d’acqua può mettere sotto grave pressione i paesi esportatori, specie quelli privi di meccanismi sufficientemente elaborati nel valutare e bilanciare correttamente l’uso e lo sfruttamento delle proprie risorse idriche. In questo panorama l’Italia risulta essere il quinto importatore d’acqua del pianeta, oltre ad occupare il quarto posto tra i paesi con il più elevato consumo individuale, dopo Stati Uniti, Grecia e Malesia. 

figura 4 - Impronta idrica per nazione

Esplora le schede collegate. Ogni livello indica il grado di approfondimento della problematica
Livello 1 Livello 2 Livello 3 Livello 4
Acque Transfrontaliere
La falda acquifera di Disi. Una risorsa con-divisa tra Giordania e Arabia Saudita
Il sistema transfrontaliero dell'Himalaya
Il Bacino del Danubio
Geopolitica dell'acqua
Diritto internazionale dell'acqua
Water Security
Virtual Water Trade
La lenta e difficile rinascita delle paludi mesopotamiche
sei qui  Impronta idrica
Il regime giuridico del Mar Caspio
Acqua Virtuale
Il Nilo
Il bacino del Tigri-Eufrate
Costi/opportunità dell'acqua
La scarsità idrica
Cochabamba
Ridurre l'inquinamento da concimi: il caso dei nitrati nelle falde
Curare la acque inquinate con le piante
Qanat/Kariz
Come distribuire l'acqua in agricoltura
Drought stress: selezione di varietà tolleranti
Come risparmiare l'acqua: l'aridocoltura

Impronta idrica

Fonte US Infrastructure. Mostra l'impronta idrica del consumo nazionale per paese, in base ai dati pubblicati nel libro "Globalization of Water" Hoekstra e Chapagain (2008). La figura mostra anche la dipendenza di alcuni paesi nei confronti di risorse idriche esterne e l'impronta idrica di alcuni articoli alimentari tipici

Impronta idrica

Impronta idrica per alcuni cibi

Impronta idrica, visione d'insieme

Impronta idrica per alcuni cibi

Importazione d'acqua netta

Importazione d'acqua netta a livello mondiale

Importazione d'acqua netta

Impronta idrica per nazione

Fonte: Water footprint of national consumption [Source: adapted from Mekonnen MM, Hoekstra AY. National Water Footprint Accounts: The Green, Blue and Grey Water Footprint of Production and Consumption. Value of Water Research Report Series No. 50. Delft: United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization (UNESCO) – Institute for Water Education (IHE) (2011)]. NA, North America; NE, North Europe. In Cosimo Lacirignola, Roberto Capone*, Philipp Debs, Hamid El Bilali and Francesco Bottalico, Natural resources – food nexus: food-related environmental footprints in the Mediterranean countries, International Centre for Advanced Mediterranean Agronomic Studies (CIHEAM), Mediterranean Agronomic Institute of Bari, Bari, Italy, http://journal.frontiersin.org/

Impronta idrica per nazione

A fronte di tali considerazioni è evidente l’importanza che una corretta coscienza della propria impronta idrica può avere nell’orientare comportamenti virtuosi. Dal punto di vista dei rapporti tra gli stati, tale indicatore è fondamentale nella promozione del virtual water trade, uno strumento che può favorire l’alleggerimento della pressione mondiale sulle risorse idriche, favorendo la mitigazione dei fenomeni di scarsità idrica, sia a livello locale che globale, sulla base di una condivisione di tale bene che rimane una risorsa strategica da contendere.