Geopolitica dell'acqua

La crescente scarsità di acqua e la conseguente sperequazione nel suo accesso e utilizzo a livello internazionale hanno fatto aumentare il timore che il futuro dell’umanità sia sempre più caratterizzato da tensioni circa lo sfruttamento delle risorse idriche. Ciò riguarda sia le dispute tra due o più paesi che condividono un bacino idrografico (la porzione di territorio che raccoglie le acque superficiali che creano così un corso d'acqua o un bacino idrico), sia situazioni critiche all’interno di uno stato. La preoccupazione per la sicurezza “idrica” è strettamente collegata a quella per la sicurezza alimentare ed energetica, condizionando le agende politiche di numerosi governi. In alcuni casi, progetti per la costruzione di una diga, per la realizzazione di una centrale idroelettrica o per deviare il corso di un fiume per migliorare l’irrigazione dei propri terreni, costituiscono scelte che comportano notevoli ripercussioni sui diritti di accesso e di sfruttamento dei paesi che condividono quelle risorse idriche. Inoltre l’acqua, come la terra, ha un elevato valore storico e simbolico per molte comunità umane. Le controversie che ne emergono potrebbero anche sfociare in conflitti armati. Al fine di evitare scenari di questo tipo e per sviluppare una migliore e più equa gestione dell’acqua, sono necessari approcci cooperativi e soluzioni condivise.

 

Il problema del controllo e della gestione delle risorse idriche è una delle questioni più antiche riguardanti i rapporti tra le comunità umane.

Negli ultimi decenni, la percezione di una crescente scarsità di acqua, la considerazione che l’accesso all’acqua non costituisca un “diritto” ma un “bisogno”, e il conseguente aumento del valore economico delle risorse idriche hanno fatto emergere la percezione che l’acqua rappresenti un potenziale fattore di tensioni e  d'instabilità. Da qui la necessità di studiare con maggior attenzione le modalità con cui i vari attori, statuali e non, gestiscono la “risorsa” acqua (sia a livello internazionale che interno) e di individuare le implicazioni di tali dinamiche sul contesto attuale e futuro dei loro rapporti, in un’ottica di sicurezza e della possibilità che l’acqua generi o contribuisca a fomentare conflitti anche di natura armata.

L’idropolitica, o “geopolitica dell’acqua” studia il ruolo di risorsa strategica dell’acqua, così come avviene per le risorse primarie quali la terra coltivabile, i minerali e gli idrocarburi.

Da questo punto di vista, vengono presi in considerazione i bacini idrografici e la descrizione, comprensione e analisi delle dinamiche, relazioni e rapporti che nascono dalla gestione ed utilizzo delle loro acque da parte di uno o più paesi che di tali bacini fanno parte, e dalle conseguenze e ripercussioni economiche ma anche politico-sociali e culturali di tale gestione ed utilizzo per gli altri paesi membri.

Si può notare infatti che, con una frequenza maggiore rispetto alla gran parte delle risorse naturali, ad afferire ad un bacino idrografico non è mai un singolo paese ma vi è spesso una condivisione tra più stati (si pensi al corso di un fiume o ad bacino lacustre).

figura 1 - Principali bacini idrografici tranfrontalieri

Attualmente ci sono oltre 260 bacini idrografici (laghi e fiumi) condivisi tra due o più paesi, per un totale di 146 paesi, che coprono un'area pari al 50% della superficie terrestre. Circa 2 miliardi di persone dipendono da acque di superficie relative a bacini transfrontalieri.

figura 2 - Mappa delle acque transfrontaliere

Uno degli aspetti caratteristici delle risorse, comprese quelle idriche, è la disomogeneità nella distribuzione geografica, sia tra paesi diversi che all’interno di uno stesso stato, dove possono trovarsi regioni ricche di acqua e regioni in cui questa è scarsa o addirittura inesistente.

La scarsità non è l’unico problema. Anche la qualità dell’acqua può essere diversa: si pensi al bacino del fiume Giordano, che interessa Giordania, Israele e Territori Palestinesi (ma anche Libano, Siria); le acque a ”monte”, che partono dalle Alture del Golan sono dolci, mentre la parte del fiume Giordano che dal Lago di Tiberiade confluisce nel Mar Morto è, per un largo tratto, caratterizzato da alti livelli di salinità delle acque a causa dell’erosione delle rocce nella Rift Valley.

L’acqua raramente costituisce da sola la causa scatenante di un conflitto, essendo più frequente l’incidenza di ragioni politiche, economiche, culturali e religiose, sovente interconnesse. Tuttavia, questioni idriche hanno contribuito a stimolare la nascita o lo sviluppo di un conflitto tra uno o più paesi o all’interno di uno stesso stato. Molti tra studiosi e analisti di geopolitica e relazioni internazionali prevedono che il controllo e la gestione delle risorse idriche condivise creerà numerosi elementi di scontro, capaci di sfociare in forme di conflittualità, anche armata.

Da questo punto di vista, a livello internazionale vi sono due schieramenti di pensiero, comunemente definiti “idrottimisti” e “idropessimisti”.

Per i primi, non esiste un problema di scarsità idrica così come, ad esempio, potrebbe esistere per gli idrocarburi; per questo motivo non si arriverà mai allo scontro armato per il controllo e la gestione delle risorse idriche. Secondo gli esponenti di questo gruppo, l’analisi storica non fornisce prove significative che portino a sostenere che l’acqua sia stata alla base di conflitti armati. Inoltre, anche nel caso di conflitti tra paesi che condividevano risorse idriche, il diritto di accesso alle stesse è quasi sempre stato garantito e la diplomazia ha svolto un ruolo preventivo o risolutivo, individuando forme di cooperazione sia bilaterale che multilaterale. Semmai, il problema riguarda l’ordine interno dei paesi sottoposti a stress idrico, ossia, di come la sperequazione nell’accesso alle risorse idriche potrà generare instabilità politico-sociale e degenerare in conflitti.

Per gli idropessimisti, invece, esiste un reale problema di scarsità idrica, che diventerà sempre più un fattore critico, e che assumerà valenza strategica nelle agende di politica estera dei vari governi coinvolti. Ciò comporterà anche tentativi di utilizzare la forza per modificare lo status quo o per contrastare le decisioni assunte da altri paesi.

La necessità di controllare ed utilizzare le risorse idriche potrebbe addirittura essere addotta, assieme ad altri fattori, per ridisegnare i confini statuali cosi come definiti in epoca coloniale. Questo aspetto appare non secondario soprattutto se si guarda alla regione mediorientale.

A partire dal XX secolo, l’evoluzione delle dinamiche economiche legate ai processi di industrializzazione, all’aumento dei consumi e ai fenomeni di crescente urbanizzazione hanno portato all’incremento dei conflitti di natura idrica: tra l’anno 1 d.C. e il 1900 ci sarebbero stati solo una ventina di conflitti, metà dei quali a partire dalla seconda metà del XVIII secolo, con l’inizio della rivoluzione industriale.

Un caso significativo è quello della “Guerra del Chaco”, combattuta  da Bolivia e Paraguay, tra gli anni Venti e Trenta del XX secolo, per il controllo dell’accesso al fiume Paraguay.

figura 3 - Guerra del Chaco

Il fiume Paraguay è il secondo fiume nel bacino idrografico del Río de la Plata ed è navigabile per gran parte del suo percorso, rendendolo una vitale via navale e commerciale per paesi come Paraguay e Bolivia, che non hanno sbocchi sul mare.

figura 4 - Fiume Paraguay

Dal XX secolo ad oggi i conflitti sarebbero quasi 200, con un’accelerazione simile a quella sperimentata dallo stress idrico in diverse zone del mondo.

La regione del Medio Oriente e Nord Africa (MENA, nell’acronimo inglese per Middle East and North Africa) è comunemente ritenuta la più critica per quanto riguarda il ruolo delle risorse idriche nel generare tensioni geopolitiche.

In questa regione si trovano due bacini idrologici principali fonte di tensioni:

- Il bacino del Giordano

Il bacino del Tigri e dell’Eufrate

Il fiume Giordano è situato in una delle aree a più alta instabilità del globo: basti pensare agli episodi di tensione e scontri armati tra lo Stato di Israele, la popolazione palestinese e alcuni dei paesi della regione. Oltre agli aspetti connessi con le rivendicazioni contrapposte per la quantità e la qualità dell’utilizzo delle sue acque, il Giordano è carico di simbolismo culturale e religioso per gli Ebrei (che legano al fiume Giordano il concetto di “Libertà”, ricordando l’epopea della fuga dall’Egitto verso la “Terra promessa”, che ebbe l’attraversamento del Giordano come ultimo ostacolo), o per i Cristiani (essendo questo il luogo in cui è stato battezzato Gesù Cristo).

In zone dove l’approvvigionamento idrico non deriva dalle precipitazioni, la presenza di una fonte d’acqua principale quale il corso di un grande fiume condiviso tra più paesi tende a generare tensioni qualora dal suo sfruttamento ne derivi un gioco a “somma zero”, dove all’incremento dei benefici per un attore, corrisponda una simile diminuzione dei vantaggi per l’attore contrapposto.

Il bacino dei fiumi Tigri ed Eufrate, è un esempio di rivalità legate alla posizione strategica di un paese “a monte”, la Turchia, rispetto all’Iraq e alla Siria, situati più a valle.

figura 5 - Bacino idrico Tigri e Eufrate

Per sfruttamento non si deve intendere esclusivamente il prelievo d’acqua per fini agricoli o domestici, ma anche l’utilizzo di un corso o bacino d’acqua per fini industriali o energetici.

Nel primo caso, lo sfruttamento di un corso d’acqua all’interno dei processi di produzione di beni (sia dell’industria pesante che di quella manifatturiera) può comportare fenomeni di inquinamento idrico, con sensibili danni non solo per la qualità dell’acqua che giunge negli Stati “a valle” ma anche per gli ecosistemi ad essa collegati.

Nel secondo caso, la realizzazione di infrastrutture per la produzione di energia elettrica, come le dighe e le centrali idro-elettriche ad esse connesse, può comportare significative riduzioni della portata di un bacino idrico, limitando la possibilità di utilizzo e prelievo delle acque da parte di altri stati.

Una delle tensioni principali attualmente legate alle dinamiche di sfruttamento dei bacini idrologici a fini energetici è la “Diga del Millennio” (Grand Ethiopian Renaissance Dam -  GERD), in costruzione sul versante etiope del Nilo Blu, a 40 km dal confine con il Sudan.

Una volta completata, la diga costituirebbe il maggior impianto idroelettrico in Africa e l’8° al mondo per capacità di generare energia. Il progetto è fortemente osteggiato dal governo egiziano (l’Egitto dipende quasi esclusivamente dalle acque del Nilo per il proprio fabbisogno idrico), che ha intrapreso diverse iniziative diplomatiche regionali ed internazionali al fine di forzare il governo di Addis Abeba a bloccarne i lavori di costruzione.

Di fondamentale importanza sono anche le questioni relative al depauperamento della fauna ittica conseguente ad un mutamento delle modalità di utilizzo di un determinato bacino idrografico, con conseguenze dirette sulla sicurezza alimentare di milioni di persone. I progetti per la costruzione della diga di Don Sahong sul fiume Mekong da parte del governo del Laos, sono oggetto di contesa con i governi di Cambogia, Tailandia e Vietnam a causa delle possibili implicazioni per la pesca.

Le tensioni relative allo sfruttamento dell’acqua non riguardano solo i paesi poveri o quelli in via di sviluppo ma anche i paesi più ricchi ed industrializzati. E’ il caso di Stati Uniti e Canada, che nonostante siano legati da una storica alleanza politico-militare (sono entrambi membri fondatori della NATO e condividono la più lunga frontiera al mondo senza difese militari), sono ancora oggi coinvolti in dispute sull’accesso e l’utilizzo dei bacini idrologici condivisi .

Gran parte delle dispute sulle risorse idriche riguardano più di due Stati e si concludono spesso con l’adozione di forme di accordo e collaborazione. Negli ultimi duecento anni sono stati sottoscritti più di 400 accordi internazionali aventi come oggetto bacini idrologici condivisi, ed in particolare questioni quali: l’accesso alle acque, lo sfruttamento dei bacini idrici e dei fondali, il controllo dell’inquinamento e la salvaguardia degli ecosistemi, il dragaggio dei fondali dei fiumi per migliorarne la navigabilità.

Le forme di  collaborazione su base sovranazionale sono state stimolate a livello globale dalle principali organizzazioni internazionali, come la Banca Mondiale o la FAO (Food and Agriculture Organization) ed hanno portato anche alla creazione di organizzazioni ad hoc, come la Nile Basin Initiative, che coinvolge gli 11 paesi rivieraschi del fiume Nilo o la Commissione internazionale per la protezione del fiume Danubio.

 

Bacino idrico Tigri e Eufrate

Bacino idrico Tigri e Eufrate

Bacino idrico Tigri e Eufrate

Fiume Paraguay

Fiume Paraguay

Guerra del Chaco

Guerra del Chaco

Principali bacini idrografici tranfrontalieri

Principali bacini idrografici tranfrontalieri

Mappa delle acque transfrontaliere

Mappa delle acque transfrontaliere

Gli aspetti geopolitici legati alla gestione ed all'utilizzo delle risorse idriche sono destinati ad assumere un ruolo sempre più rilevante nelle relazioni internazionali. Stati e regioni in cui sono presenti situazioni di stress idrico, quali scarsità d'acqua o sperequazione nella distribuzione delle risorse idriche, saranno sempre più soggette a tensioni di natura politico-sociale ed economica che, nei casi più estremi, potranno contribuire assieme ad altri fattori a determinare l'emergere di conflitti anche di natura armata all'interno di uno Stato o tra due e più Stati. Da questo punto di vista, la comunità internazionale e le organizzazioni regionali che si occupano dei processi di integrazione politica ed economica si troveranno a svolgere un ruolo di primo piano nel trovare soluzioni diplomatiche e tecniche condivise, sostenibili e durature al fine di evitare l'emergere o il perdurare di tensioni e conflitti.  

Frédéric Laserre, Acqua. Spartizione di una risorsa, Ponte alle Grazie, Milano, 2004.

Yves Lacoste, L’Acqua e il pianeta, la lotta per la vita, Rizzoli Larousse, Milano, 2003.

Real Politik.tv - La Géopolitique sur le net

Water Conflict Management and Transformation – Oregon State University

Water Conflict - The World's Water, Pacific Institute 

Giancarlo E. Valori, Geopolitica dell'acqua. La corsa all'oro del nuovo millennio, Rizzoli, 2012

Margerita Ciervo, Geopolitica dell’acqua, Carocci, Roma, 2009.

Suzanne Dionet-Grivet, La guerra dell'acqua. Come il bene primario per eccellenza sta modificando la geopolitica del mondo, Fuoco Edition, 2012

The Economist, Paraguay's awful history. The never-ending war

 

 

 

Schede di approfondimento