La falda acquifera di Disi. Una risorsa con-divisa tra Giordania e Arabia Saudita

La falda acquifera di Disi, conosciuta anche con il nome di Ram, offre un interessante esempio per capire la complessità dei problemi legati alla condivisione di questa tipologia di fonti di acqua transfrontaliera e la necessità di promuovere comportamenti cooperativi tra i paesi coinvolti, anche attraverso lo scambio di dati rispetto al loro utilizzo e prelievo, in particolare in aree fortemente segnate da scarsità idrica dove il tasso di pressione sulle fonti esistenti è naturalmente molto elevato. La falda acquifera di Disi è condivisa da Giordania e Arabia Saudita. In questo caso non siamo in presenza di situazioni conflittuali tra i paesi, bensì di relazioni non-cooperative e poco trasparenti tra i due stati, intenti a sfruttare tale fonte senza tener in considerazione i comportamenti dell’altro paese. A ciò si aggiunge la decisione della Giordania di aumentare il pompaggio dalla falda, convogliando l’acqua in un lungo sistema di canalizzazione e trasporto che verso la capitale Amman. Questa situazione è particolarmente critica poiché siamo in presenza di una fonte idrica non rinnovabile (datata a 30.000 anni fa), o almeno con una capacità rigenerativa molto lenta, con il rischio che il suo uso intensivo mini gli equilibri idrici di paesi che già soffrono di deficit strutturali.

Disi è una falda freatica che si estende dal sud del Mar Morto, in Giordania, fino a Tabuk, nel nord-ovest dell’Arabia Saudita. Il bacino idrico di Disi ha dimensioni notevoli, occupando una superficie di 250 km di lunghezza, 50 km di larghezza e 1 km di profondità.

figura 1 - Falda acquifera di Disi

Scoperta nel 1969 durante una missione di studio dell’UNDP, la falda freatica di Disi è stata inizialmente sfruttata dall’Arabia Saudita a partire dagli inizi degli anni Ottanta, a cui ha fatto seguito pochi anni dopo la Giordania. I dati disponibili rispetto ai livelli di pompaggio dei due paesi sono ancora poco attendibili. Nel caso di Ryadh, il livello di pompaggio annuo dovrebbe attestarsi su 1 miliardo di metri cubi. Lo sfruttamento di questa risorsa ha portato all’evidente paradosso di una Arabia Saudita esportatrice di cerali a livello mondiale. Per quanto concerne Amman, invece, nel 1995 il livello di pompaggio doveva attestarsi intorno a 1,4 miliardi di metri cubi all’anno, mentre dal 2004 sembrerebbe oscillare introno agli 800 milioni di metri cubi.

 L’uso di questa risorsa per un paese come la Giordania è di particolare importanza. Di fatto, Amman è la capitale di uno stato virtualmente circondato dal deserto (80% del suo territorio) che ha una scarsa capacità di immagazzinare le acque piovane, che in gran parte evaporano. La capitale, principale centro urbano dove si concentra gran parte della popolazione del Regno, è per il 40-50% rifornita da acque provenienti dalla Valle del Giordano (pompate attraverso il canale Re Abdullah), dalle falde acquifere di Zarqa e Mafraq, o dalle nuove falde acquifere nel Sud, come in Lajoun (2007). È quindi evidente come il paese e la sua capitale soffrano di un’endemica scarsità d’acqua. Ciò implica che gran parte della popolazione riceve acqua solo una volta alla settimana, spesso semplicemente attraverso l’utilizzo di autopompe. È quindi naturale che la Giordania abbia deciso di sfruttare Disi, una delle fonti di acqua più pure e pulite al mondo, nonostante i più recenti studi rilancino il pericolo di elevate contaminazioni radioattive derivate dalla tipologia delle rocce nel sottosuolo. Inizialmente, Amman si era limitata a utilizzare tale fonte solo per rifornire la popolazione del luogo. A partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, società della’agro-business, come Ram, Wafa, Arabco, Grameco, ottennero la concessione statale (per circa 25 anni) per lo sfruttamento intensivo di questa falda a scopo agricolo. Un utilizzo che ha anche favorito la nascita di attività di minor dimensioni orientate al mercato del vicino centro di Aqaba. Da quel momento sia Arabia Saudita che Giordania hanno esercitato una crescente pressione su questa risorsa.

Durante gli anni Novanta, in corrispondenza di una grave siccità, Amman ha iniziato a considerare la possibilità di espandere l’utilizzo della falda di Disi, al fine di rifornire la sua capitale e sostenere lo sviluppo del settore agricolo, dato il sempre minore afflusso di acqua dal fiume Giordano. Il progetto prevede la costruzione di un acquedotto di circa 325 km, che verrà alimentato da 65 pozzi nel bacino di Disi che si spingeranno a una profondità di 500 metri per pescare l’acqua. Un serbatoio di 12.000 metri cubi raccoglierà tutta la risorsa idrica prelevata, immagazzinandola prima di passarla alla stazione di pompaggio principale da cui verrà smistata. Questo progetto dovrebbe fornire una media di 100 milioni di metri cubi annui di acqua potabile di alta qualità alla capitale Amman.

figura 2 - Acquedotto di Disi

Dalla prospettiva del governo giordano, il progetto dell’acquedotto di Disi intende contribuire significativamente a risolvere l’endemico deficit idrico di cui soffre la capitale. L’obiettivo è fornire circa il 60% del totale di acqua necessaria per il consumo giordano, coprendo circa l’85% del fabbisogno stimato nella sola capitale Amman. In realtà, rimane ancora poco chiaro quale sia la durata di tale soluzione, in assenza di misure parallele più sostenibili e stabili. Infatti, il periodo stimato potrebbe oscillare tra i 20 anni e i 100 anni, al termine del quale la falda freatica avrà esaurito le sue riserve. In ogni caso, il progetto Disi è solo una soluzione a breve termine.

 In effetti tale progetto appare controverso sotto molti punti di vista. Innanzitutto, Disi rappresenta una fonte di acque fossili, con una capacità rigenerativa molto bassa. Da questo punto di vista, il pompaggio eccessivo comporta automaticamente una sua estinzione. Allo stesso tempo, è da ricordare che l’Arabia Saudita sfrutta contemporaneamente questa fonte e in assenza di una chiara trasmissione di dati, ogni stima appare molto vaga. Il risultato della crescente pressione sulla falda sembra già ben chiaro, come dimostrano il costante abbassamento di 80-85 centimetri ogni anno e l’aumento della sua salinità. Inoltre, esisterebbero formule alternative per l’approvvigionamento, tra cui la limitazione dell’uso privato dei pozzi, che potrebbe mettere a disposizione una quantità di acqua addirittura superiore a quella del progetto Disi. Infine, seppur il suo funzionamento intensivo dovrebbe essere solo temporaneo, in attesa della costruzione finale del grande impianto di desalinizzazione sul Mar Rosso ad Aqaba, il convogliamento di questo volume di acqua verso la sola Amman porta via risorse da altri centri che tradizionalmente ne hanno tratto beneficio. Un aspetto non secondario in quanto è già evidente che la crescita di Aqaba comporterà un’evidente incremento della domanda di acqua.

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Falda acquifera di Disi

Falda acquifera di Disi

Acquedotto di Disi

Fonte: Demilecamps, The Disi Project, Atlas of Jordan (http://books.openedition.org/ifpo/5060?lang=it)

 

Acquedotto di Disi

Il progetto Disi pone numerosi quesiti sia all’interno della Giordania che in chiave regionale, nel rapporto con l’Arabia Saudita e nella questione della gestione di fonti idriche transfrontaliere, in particolare freatiche. L’atteggiamento che stanno tenendo i due paesi è di fatto preoccupante. Amman e Riyadh sembrano voler evitare che la questione dello sfruttamento di Disi divenga un tema dibattuto a livello internazionale.L’obiettivo sarebbe proseguire unilateralmente al pompaggio, ingaggiando una sorta di guerra silenziosa che è in corso ormai dal 1990, quando la Giordania mise in campo tutta una serie di manovre preliminari, come l’insediamento di piccole attività agricole, per aggiudicarsi il diritto del suo pieno sfruttamento, contrastando ogni possibile contestazione da parte dell’Arabia Saudita.

Chantal Demilecamps, The Disi Project, Atlas of Jordan 

Ferragina E. and Greco F., "The Disi project: an internal/external analysis",Water International, 33:4, 451-463

Namrouqa H., ‘Construction of water pipeline from Disi to north begins in mid-2015’, Jordan Times, 2014 

Saq-Ram acquifer sytem, Report 

Wolfgang W., Groundwater in the Arab Middle East, Springer, 2011.

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