Con la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite (2000) la comunità internazionale si è impegnata in un patto globale tra paesi ricchi e paesi poveri finalizzato a realizzare un mondo più sicuro e più equo. Da tale Dichiarazione sono stati estrapolati 8 Obiettivi di sviluppo (Millennium Development Goals – MDG) il cui raggiungimento è previsto per il 2015. A fianco di indubbi progressi e risultati positivi, il pieno raggiungimento dei MDG è ancora lontano per molti paesi a basso reddito, tanto che la comunità internazionale ha da tempo cominciato a riflettere su una nuova articolazione degli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, da negoziare in sede definitiva a settembre 2015. L’accesso alla terra può giocare un ruolo fondamentake nella definizione degli stessi.
A settembre 2000, è stata approvata con voto unanime la Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite in cui i Capi di Stato e di Governo di 191 paesi al mondo si sono impegnati in un patto globale tra paesi ricchi e paesi poveri finalizzato a realizzare un mondo più sicuro, con una crescita più equa e al colmare la distanza in termini di sviluppo umano tra i vari paesi. Da tale Dichiarazione sono stati estrapolati 8 Obiettivi di sviluppo (Millennium Development Goals – MDG) il cui raggiungimento è previsto per il 2015. A fianco di indubbi progressi e risultati positivi, il pieno raggiungimento dei MDG è ancora lontano per molti paesi a basso reddito, tanto che la comunità internazionale ha da tempo cominciato a riflettere su una nuova articolazione di obiettivi (gli Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile, da negoziare in sede definitiva a settembre 2015) che contraddistingueranno la cosiddetta Agenda Post-2015 per lo Sviluppo. Gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dovranno principalmente affrontare le sfide dello sviluppo economico, dell'inclusione sociale, della sostenibilità ambientale, e del buon governo.
Nelle complesse fasi di dialogo internazionale che accompagnano la strutturazione dei negoziati sui contenuti dell’Agenda Post-2015, anche attraverso un ampio sforzo delle oganizzazioni internazionali sia multilaterali che non governative che lavorano sul tema, si sta creando un crescente consenso circa l’impescindibilità di promuovere una buona gestione dei diritti di proprietà/accesso alla terra e ad altre risorse produttive, quali punto nevralgico per uno sviluppo sostenibile. Tale consenso internazionale si è già concretizzato nell’adozione del testo delle Linee Guida Volontarie sulla governance responsabile della terra, risorse ittiche e foreste promosse dalla FAO
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Le Linee Guida volontarie sula governance responsabile della terra, risorse ittiche e foreste
Mentre in passato i diritti fondiari sono stati infatti spesso trascurati dalla comunità internazionale nella definizione di strategie di sviluppo, in gran parte perché sono un’istituzione intangibile, spesso non formalizzata, ma basata su pratiche consuetudinarie e pertanto difficili da misurare e monitorare, nel dialogo sul post-2015 sono stati effettivamnete riconosciuti come elemento prioritario. La loro rilevanza sta essenzialmente nel fatto che il loro riconoscimento e certezza fungono da ponte per il raggiungimento di altri obiettivi di sviluppo (tra gli altri sostengono l’accesso al cibo, all’acqua, all’istruzione, alla sostenibilità ambientale), sia a livello individuale che familiare e comunitario. Inserire come obiettivo specifico dell’Agenda post-2015 per lo Sviluppo il riconoscimento e la tutela dei diritti di accesso alla terra significa infatti orientare gli mpegni nazionali ed internazionali verso la costituzione delle fondamenta di uno sviluppo sostenibile. Per avere una chiara percezione di tale connessione, basti pensare che oggi si stima che i servizi non commercializzati derivanti dallo sfruttamento della terra e delle risorse naturali ad essa collegate costituiscono il 50-90% del sostentamento totale delle famiglie rurali che vivono in condizioni di povertà in tutto il mondo (FAO, 2015).
Una delle constatazioni fondamentali a fronte della valutazione dlel’esito delle politiche orientate allo sviluppo globale all’interno della cornice dei MDG, è che ancora centinaia di milioni di persone vivono in condizioni di estrema povertà condividendo dei tratti peculiari ma comuni: sono essenzialmente persone che vivono in aree rurali; basano la propria sopravvivvenza sullo sfruttamento della risorsa terra; spesso non godono del riconoscimento di diritti sicuri sull’accesso alla terra ed ad altre risorse produttive, e nella maggior parte dei casi si tratta di donne. Quest’ultimo aspetto in particolare è oggi considerato una delle questioni più stringenti – e certamente trasversali a molteplici dimensioni dello sviluppo – che non ha trovato adeguato riconsocimento nei MDG e che, invece, merita di essere inserito quale obiettivo specifico nell’Agenda Post-2015.
Secondo Landesa ed altre organizzazioni impegnate nella definizione di indicatori misurabili da inserire negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, è fondamentale menzionare esplicitamente donne, popolazioni indigene e comunità locali tra i soggetti i cui diritti di accesso alla terra devono essere promossi poichè rafforzare i loro diritti alla terra va di pari passo con la realizzazione degli obiettivi di sviluppo legati alla riduzione della povertà, alla sicurezza alimentare, al miglioramento della resilienza delle comunità, sostenendo l'empowerment delle donne e la buona gestione ambientale
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Per apprezzare fino in fondo quale potrebbe essere l’impatto di politiche specificamente orientate a promuovere diritti alla terra in termini di sviluppo, possiamo ricordare che il 75% dei poveri del mondo vive in in aree rurali dove la terra è un bene fondamentale e la fonte primaria di reddito, sicurezza, opportunità economiche e sociali, status sociale e dignità umana.
figura 1 - Ruolo della terra negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
Landesa (2015) stima infatti che assicurare diritti di accesso alla terra ai più poveri consentirebbe di aumentare la loro produzione agricola di circa il 60% e il reddito familiare prodotto annualmente del 150%. Inoltre, i bambini che vivono in famiglie in cui i genitori godono di diritti sicuro alla terra hanno il doppo delle probabilità di terminare le scuole secondarie e le donne che vedono i loro diritti riconosciuti hanno il 60% di probabilità in meno di subire violenze fisiche.
figura 2 - Impatto del riconoscimento di diritti alla terra in termini di sviluppo
Ruolo della terra negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile
Fonte: LANDESA, 2015, http://www.landesa.org/
Impatto del riconoscimento di diritti alla terra in termini di sviluppo
Fonte: LANDESA, 2015, http://www.landesa.org/
Il dialogo aperto sulla definizione dei nuovi Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, che si concluderà a settembre 2015, è un’occasione unica per valorizzare quanto appreso durante i quindici anni di politiche di sviluppo orientate al raggiungimento dei Millennium Development Goals, ormai in fase di conclusione. Tra gli aspetti preponderanti che emergono dalla valutazione di quanto è stato realizzato è che l’introduzione di un obiettivo specifico rigurdante la definizione e la certezza del riconoscimento dei diritti di accesso alla risorsa terra contribuirebbe in modo netto e trasversale al raggiungimento di molteplici altri obiettivi di sviluppo, in particolare la riduzione della povertà, della fame, il miglioramento dei livelli di istruzione e di salute, il rafforzamento del ruolo della donna in una prospettiva di sviluppo inclusivo.
FAO, Post-2015 and SDGs, Nourishing People, Nurturing the Planet, December 2014
Potale delle Nazioni Unite – UNDP sugli Obiettivi di Sviluppo